Cenni storici

L'attuale territorio di San Giorgio mostra i segni di una costante frequentazione antropica già a partire dal periodo preistorico e paleostorico

Nel tempo, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce segni di villaggi del Neolitico, dell’età del Bronzo e del Ferro. E ancora più visibili sono le testimonianze di una presenza certa per tutta l’età classica, greca e romana. Non a caso, San Giorgio è situato nella chora tarantina, cioè la zona di sfruttamento agricolo della Taranto magnogreca (insieme ad altri centri come Leporano, Pulsano, Carosino, Monteiasi, Crispiano e Statte). Dal suo territorio passava anche il tratto Taranto – Brindisi dell’Appia antica.

E i relativi reperti fanno bella mostra di sé al Museo Nazionale Archeologico di Taranto.

Controverse tuttavia sono le posizioni degli studiosi circa le origini del paese una volta denominato “San Giorgio in Terra d’Otranto”. Alcuni autori (Isidoro Chirulli in “Istoria Cronologica della Franca Martina”, a metà del XVIII sec.) ne fissano la nascita intorno al IX – X secolo, in seguito alle ondate migratorie dei monaci bizantini che si rifugiarono anche nelle terre di Puglia per sfuggire alle guerre tra il mondo cristiano e quello islamico (probabilmente lotte iconoclaste). Si deve ai monaci il sorgere, nelle campagne del tarantino orientale, di santuari, cenobi, cappelle e chiese intorno a cui si raccolsero le genti perseguitate dalle frequenti incursioni dei turchi.

Altri storici (Occhinegro, Arditi, Martini, Coco), invece, fanno risalire le origini del paese intorno al XV- XVI secolo con le ondate migratorie albanesi al seguito del condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg, chiamato in Puglia nel 1460 dal Re Ferdinando perché prigioniero dei D’Angiò a Barletta. E dopo la morte di Scanderbeg, caduta l’Albania in mano ai turchi, massicce furono le ondate di profughi albanesi che trovarono asilo politico e generose concessioni da parte della corona del regno di Napoli.

Certo è che per l'età medievale, le vicende di questo territorio (abitato sia da una componente indigena sia da una albanofona), si concludono nel 1491 con un contratto di enfiteusi perpetua della masseria di San Giorgio di proprietà del Capitolato della Cattedrale di Taranto alla famiglia Muscettola. Questo episodio segna anche il passaggio del casale dalla giurisdizione ecclesiastica a quella laico-civile, ratificato e convalidato da Carlo V nel 1524 quando Antonio Muscettola diviene il primo feudatario di San Giorgio versando alla Regia Corona la somma di 240 ducati. La successione feudale dei Muscettola continua fino al 1620 quando in seguito alla morte di Giulia, l’ultima della famiglia, succede suo figlio Giulio Cesare Alberini.

In questo periodo, degno di nota è la compilazione di un Catasto Onciario (1751) per pagare le tasse al regio fisco in base alla rendita dei beni posseduti. E la carestia del 1764 che provocò sollevazioni popolari. La conduzione feudale di San Giorgio sotto gli Alberini prosegue fino al 1806, anno in cui le leggi eversive dei feudi posero fine al potere feudale in tutto il Regno di Napoli.

Con la nuova politica amministrativa di Murat nel 1809, anche a San Giorgio viene istituito lo Stato Civile o Anagrafe comunale. Nel 1815, il sindaco di San Giorgio, Vito Prete, procede alla compilazione di un nuovo catasto. In questo secolo si avvia un'attività che sarà fonte di ricchezza per gli abitanti del paese: lo sfruttamento delle estese cave di pietra, “Le Tagghjate”, con le fiorenti attività parallele. Infatti, al fianco dei cavamonti (zuccaturi), si sviluppano le attività dei carrettieri (tranvieri), dei maestri d’ascia, dei fabbri e altro.

Ben documentati poi sono i fatti accaduti a San Giorgio nel maggio 1848 e nel 1860 quando i suoi abitanti sulla scia dei moti rivoluzionari che interessarono tutta la Nazione, insorgono con violenza e gran rumore, portando disordini anche fuori dal loro circondario. Con delibera municipale del 27 Settembre 1862, l’originario casale albanese si denominò “San Giorgio sotto Taranto”, in ottemperanza a una legge del nuovo Regno d’Italia, che invitava i sindaci dei Comuni omonimi a caratterizzare l’onomastica della propria municipalità. Nel 1915 arriva la corrente elettrica. Successivamente con Regio Decreto del 1923 (subito dopo l’istituzione di Taranto provincia), si stabilisce il definitivo toponimo del paese, ovvero quello di “San Giorgio Jonico”, differenziandolo così, da altri ventidue comuni del Regno d’Italia, che portavano la medesima denominazione. I fatti del XX secolo sono sotto gli occhi di tutti.

Tagghiate

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